lunedì 14 luglio 2008

sul ritmo e il rumore

Eccovi una cosa su cui sto riflettendo nello stile della scrittura.

Regge ancora con gli sviluppi di altri mezzi, è un discorso ancora da affrontare?

Italo Calvino, affronta il tema della “rapidità” nella seconda delle Lezioni americane - Sei proposte per il prossimo millennio (Garzanti, 1988):

La corsa del desiderio verso un oggetto che non esiste, un’assenza, una mancanza, simboleggiata dal cerchio vuoto dell’anello, è data più dal ritmo del racconto che dai fatti narrati.

Per Calvino, in un racconto, la corsa altalenante del desiderio crea nessi verso un oggetto, incantato, fatato, sempre magico ed è data più dal ritmo della narrazione che dall’oggetto in sé.

La rapidità della successione dei fatti narrati dà un senso di ineluttabilità e forma attorno all’oggetto magico (che è il motore della vicenda secondo Propp) un campo di forze che è il campo del racconto.

Italo Calvino cita il Leopardi dello Zibaldone :

La rapidità e la concisione dello stile piace perché presenta all’anima una folla d’idee simultanee, così rapidamente succedentisi, che paiono simultanee, e fanno ondeggiar l’anima in una tale abbondanza di pensieri, o d’immagini o sensazioni spirituali, ch’ella o non è capace di abbracciarle tutte, e pienamente ciascuna, o non ha tempo di restare in ozio, e priva di sensazioni. La forza dello stile poetico, che in gran parte è tutt’uno con la rapidità, non è piacevole per altro che per questi effetti, e non consiste in altro. L’eccitamento d’idee simultanee può derivare e da ciascuna parola isolata, o propria o metaforica, e dalla loro collocazione e dal giro della frase, e dalla soppressione stessa di altre parole o frasi ecc. (3 nov. 1821; in Italo Calvino Lezioni americane).

L’esperienza di Leopardi sulla velocità fisica, di sensazioni sublimi, precede la riflessione sulla velocità di scrittura e di stile:

La velocità, per esempio, de’cavalli o veduta o sperimentata, cioè quando essi vi trasporta […] è piacevolissima per sé sola, cioè per la vivacità, l’energia, la forza, la vita di tal sensazione. Essa desta realmente una quasi idea dell’infinito, sublima l’anima, la fortifica. (27 ott. 1821; in Italo Calvino Lezioni americane).

Il tema è quello del rapporto tra velocità fisica e velocità mentale. Il cavallo come emblema della velocità, anche mentale, marca tutta la storia della letteratura, preannunciando la problematica del nostro orizzonte tecnologico. La novella stessa è un cavallo: un mezzo di trasporto con una sua andatura variabile secondo il percorso che deve compiere, ma la velocità cui si riferiscono Leopardi e Calvino è una velocità mentale.

Calvino ricorda come anche in Galileo Galilei il cavallo è spesso metaforicamente inteso come immagine di movimento, come forma della complessità e bellezza della natura e che scatena l’immaginazione nell’identificazione del ragionamento con la corsa: il discorrere è come il correre. Quest’affermazione è il piano stilistico di Galileo, sia metodo di pensiero che di scrittura: la rapidità, l’agilità del ragionamento, l’economia degli argomenti, ma anche la fantasia degli esempi, sono per Galileo qualità decisive del pensar bene. Nei vari accostamenti di venti piccoli caratteri, cioè nella combinatoria alfabetica, Galileo vedeva non solo lo strumento insuperabile della comunicazione tra persone lontane nello spazio e nel tempo, ma anche della comunicazione immediata che la scrittura stabilisce tra ogni cosa esistente o possibile (mi ricorda Leibniz).

Come per Leopardi anche per Calvino la velocità mentale vale per sé, per il piacere che provoca a chi è sensibile a questo piacere, non per l’utilità pratica che se ne può ricavare. Nel secolo in cui tutto è misurabile, compresa la velocità del progresso, la velocità mentale non può essere misurata. La letteratura ha elaborato varie tecniche proprio per ritardare la corsa del tempo (iterazione, digressione), ma

La rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che s’accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte (Italo Calvino - Lezioni Americane)

sabato 12 luglio 2008

Il Castello Bianco...

Cari amici,

Volevo darvi un suggerimento per una lettura assieme ed una relativa discussione sulle tecniche di narrazione.

Leggete il "Castello Bianco" di Orhan Pamuk.

Ditemi che ne pensate...