venerdì 7 marzo 2008

Fisio-Logica










Non so se Francesco fosse tranquillo o preso da qualche ordinaria preoccupazione quando il tonfo secco che arrivava dal balcone della cucina lo fece sobbalzare dalla sedia davanti al computer. Nonostante la televisione ad alto volume l’aveva sentito distintamente. Secco; incredibilmente simile al rumore che tanti anni prima il ragazzo che tutte le mattine suonava la chitarra elettrica aveva fatto precipitando dal quinto piano accanto alla finestra dell’aula in cui Francesco sedeva annoiato.
Un altro suicida? Proprio sul suo balcone? Francesco ebbe una rapida espressione stizzita ma in realtà era impaurito. A passo veloce si avvicinò alla finestra, poi lentamente la aprì. L’afa lo attraversò simile allo spirito caldo di un condannato a morte ed andò subito ad amoreggiare con il fresco secco dell’aria condizionata.
Il balcone era inondato di sangue e una gigantesca massa viva pulsava lentamente. Era alta quanto Francesco ma molto, molto più grande. Sembrava, anzi, era un cuore. Il cuore di un dinosauro, pensò Francesco.
Chiamare la polizia?
Accorrette c’è un cuore gigante che agonizza sul mio balcone.
Improponibile. Gli sbirri non capiscono manco la dinamica di un tamponamento a semaforo rosso. Era un lavoro per l’Uomo Ragno o Batman, al limite volendo risparmiare anche per Dylan Dog.

- Cazzo aiutami…

Francesco si guardò attorno. Non poteva essere vero.

- Fa’ qualcosa… questa situazione è insostenibile.

Il cuore si era messo pure a parlare adesso.

- Ti muovi? - disse
- …e che devo fare? – balbettò Francesco
- Non lo so ma… fai qualcosa. Tirami fuori da ‘sto casino.
- Io? …ma se non ho capito ancora cos’è successo…
- Non dirlo a me – ribattè il cuore arrogante

Francesco lo fece rotolare faticosamente dentro casa e chiuse la finestra.

- Va già meglio – disse il cuore – almeno qui c’è l’aria condizionata. Stronzo.
- Ah pure stronzo adesso?
- Eh sì… lo ribadisco. Stronzo. Guarda cos’hai combinato?

Francesco cominciava ad innervosirsi. Già la situazione era paradossale e poi, ammesso che ne fosse venuto fuori con un’idea geniale, a chi l’avrebbe potuto raccontare? Chi ci avrebbe creduto senza prove… …la macchina fotografica.
Di corsa l’andò a prendere dalla cassettiera del salone. E poi …click…

- Eh si. Adesso lo stronzo vuole pure un trofeo… sai dove te la devi mettere quella foto di merda?
- Tu non dovresti parlare – rispose secco Francesco – perché i cuori non parlano, e, a parte questo, il tuo non è proprio il lessico adatto ad un cuore. E che è… ?
- Ma sentilo – lo canzonò il cuore – e che dovrei dire? Che fai tu luna in ciel dimmi che fai? La luna si fa i cazzi suoi. Fa il suo mestiere se nessuno la disturba… anch’io avrei preferito fare bum bum tutta la vita… guarda… non mi far parlare va….
- No. No. Parla… vediamo che c’hai da dire? Ti ho pure soccorso e mi hai sporcato tutto il pavimento di sangue… mi dici che c’entro io con i problemi tuoi?

Il cuore pulsava sempre più velocemente. Si stava innervosendo, era chiaro. Ma Francesco, perso lo stupore iniziale era così infastidito da quel cuore ingrato e pure cafone che non badava più neanche all’assurdità di essere nella sua camera a fare lite con quel mostro.

- Ah devo parlare? E se devo parlare parlo. Io non guardo in faccia a nessuno. Da dove dobbiamo cominciare?
- Comincia da dove vuoi… tanto io c’ho la coscienza a posto.
- Meh allora siediti che la storia è lunga. Mica finiamo per mò. Lo tieni un pomeriggio sano sano?
- Vai parla… tanto non stavo facendo niente d’importante…
- Ah. Niente d’importante eh? Non stavi scrivendo un e-mail, tu?

Come faceva a saperlo? Una e-mail lunga, sofferta che forse non avrebbe mai spedito. Francesco minimizzò

- E allora? Si! Stavo scrivendo una e-mail…
- Per la tipa che sta a Pisa e che non vedrai mai più e che non ti pensa nemmeno.
- Saranno anche cazzi miei – il cuore aveva ragione e Francesco cominciava ad essere incazzato nero.
- No, se permetti sono pure e soprattutto cazzi miei. Come quando alle medie ti sei innamorato di quella più bella di tutte che se la faceva solo coi tipi più grandi. Che cosa pretendevi? Ma per piacere. Non esistevi per lei. E poi la ragazzina della spiaggia; ne vogliamo parlare? Ti prendeva solo in giro… come hai fatto a non capirlo? E la commessa della libreria che ti filava solo per farti spendere soldi, e la cameriera della pizzeria?… stessa storia. E io lì che facevo veleno. E pensavo… ma allora questo è proprio coglione …e vogliamo parlarne o no della figlia di Zia Menuccia? Cazzo, Francesco, tua cugina.
- Ma… tu… -
- Eh… ma io… ma io già non ne potevo più da un casino di tempo. Perché, quando ti sei trovato la fidanzata a Gioia del Colle e facevi avanti e dietro con la macchina e lei non si faceva trovare? Pensi che per me sia stato facile. Oh. Poi uno arriva un momento che non ce la fa più.
- Senti ma…
- Noooooo… mò ho cominciato a parlare e mi fai parlare…. Comodo così. Noooo… mi devi stare a sentire adesso e ti devi stare pure zitto…

Francesco indietreggiò e si sedette sul letto. Stava sudando. Sentiva battere il cuore dentro e, forse questa era la sua unica consolazione. Almeno un cuore in petto ce l’aveva ancora, soltanto che batteva perfettamente in sincrono con quel mostro che aveva davanti e che ormai era un fiume in piena di sangue e di parole…

- …e quella cretinetta mezza punkabbestia che passava le serate buttata a terra col cane? Meh… quello è stato il massimo. Ti sei innamorato a botte di tavernello e a me… doppio danno anzi, triplo con tutte le canne e le sigarette che vi facevate. Oooooh che sono fatto di carne e muscoli pure io! E come ti piaceva stare male…. mado’ povero figlio incompreso ti buttavi sul divano e piangevi… per chi poi? …per un paio di occhioni dolci …ma basta. E che combini adesso… vogliamo parlarne? …pure di quest’altra ti dovevi innamorare. Si, va beh, lo ammetto ha fascino, è carina, sarebbe perfetta se non fosse fidanzata. Tu non sei uno che ha i coglioni di far innamorare una già fidanzata… porcaccia miseria… impara ad accontentarti.

L’enorme cuore zittì e riprese a battere più regolarmente in sincrono, naturalmente, con quello di Francesco. Passarono alcuni minuti di silenzio. Il sangue cominciava ad impregnare le tende, il lenzuolo del letto, le scarpe di tela e i pantaloni di Francesco. Il ragazzo si alzò, fece qualche passo, poi si girò verso il cuore. Lo guardò fisso. Adesso era una questione di principio e, soprattutto di orgoglio. Alzò il dito a sottolineare retoricamente l’importanza di ciò che stava per dire, poi con calma…

- …e allora? Come la mettiamo? Pretendi che io faccia solo ciò che è razionale? Tu dovresti saperlo meglio di me come funzionano queste cose… io le ho amate tutte e non mi è mai importato di essere ricambiato. Anche per un sola settimana, per una sola sera, ma le ho amate… fammi un piacere: torna da dove sei venuto e fai il tuo mestiere che ci penso io a come innamorarmi… che ti credi? …io non sono come dici tu… io ci penso alle cose… lo so usare il cervello io…

…un altro tonfo sul balcone, improvviso… poi una voce flebile….

- …aiuto, …aiuto!

1 commento:

william ha detto...

alta macelleria: il corpo naturale col suo orrore viscido ed umido come espediente per criticare l'alienazione dei sentimenti della vita contemporanea. Mi sento (s)co(i)nvolto.