domenica 13 gennaio 2008

Diario/racconto: Ubahn, ovvero, metropolitana...

Partirei io, in una sorta di sacrificio iniziatico. Posto un po' alla volta stralci di un diario/racconto di quanto accade quotidianamente nella città in cui mi trovo accidentalmente a vivere, ossia Colonia. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate...

Prima parte del diario a puntate, o racconto, chiamatelo come vi pare.
"A volte la metropolitana di Colonia manifesta curiose distonie, piccole metafore di come le cose vanno al di fuori dai vagoni. Si perché la voce che solitamente annuncia l'approssimarsi di questa o quella fermata spesso si fa silente, bloccandosi per poi ritornare a farsi sentire chiamando una fermata che ormai non c'è più. E'quella voce metallica di una persona mai nata, ma che se fosse esistita avrebbe il volto di una pallida propagatrice di infelicità, a dare sicurezza ai passeggeri. Perché anche se si conosce a memoria il tragitto quotidiano del proprio treno, quello che si prende tutti i giorni senza alternativa alcuna, è quella voce che si fa associare alle diverse fermate, e non le immagini al di fuori dal vetro. Queste infatti distraggono il passeggero, lo accudiscono dolcemente accompagnandolo nell'illusione di una tranquillità apparente, all'interno del treno, in contrasto con il moto disordinato osservabile all'esterno. Ma quella voce, quella voce rompe l'imitazione di un improbabile benessere mattutino, e rimanda direttamente a quel disordine, a quel rumore che aspetta tutti i passeggeri, prima o poi...
Ma quando si verifica quella distonia tra la voce metallica e la fermata cui effettivamente ci si approssima, allora tutto viene a cadere. Gli sguardi dei passeggeri, dapprima persi lungo linee di fuga esterne, ciascuno a costruirsi il grande inganno, iniziano a cercarsi ansiosamente, compiendo l'inatteso miracolo, l'urgenza di una comunione...
L'incredulità, l'irruzione serena di un timore, finanche il tiepido terrore dei passeggeri contingenti, quelli che quella linea non la frequentano spesso, e che di quella propagatrice di infelicità credono di necessitare. Gli immigrati turchi e le ricche signore anziane dalle improbabili buste della spesa, ricolme di niente, gli studenti in piedi e i tossico dipendenti, sposi assieme a condividere le doglie di uno spazio non previsto, inesistente. Lo spazio tra la fermata erroneamente annunciata e quella realmente approssimantesi. L'incertezza del non luogo, e poi il divorzio, e via gli sguardi nuovamente fuori, all'esterno, a cercar da soli un riferimento".

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sbagli ancora direzione per tornare a casa? ;-)
Mi piace leggere ciò che scrivi perchè ci sono sempre i ricordi di una città che io ho sentito mia dal primo momento, ma non ne parlo praticamente mai , perché a volte le parole non bastano, o non centrano il nocciolo della questione. È un po’ come quella figura retorica che mi piaceva tanto a scuola, la catacresi, che interviene laddove la lingua italiana non arriva: ci sono posti che si ricordano con i loro lati oscuri e i loro angoli nascosti. Colonia è uno di quei posti...l'u-bahn non ne parliamo.
Chissà un giorno ritornerò a scrivere anche io...da Colonia non sarebbe male.

Michele ha detto...

Grazie Maddalena, sapevo che avresti letto. Per la cronaca, la foto si riferisce alla stazione delle metro di Colonia "Aussere Kanalstrasse", nel quartiere di Ehrenfeld.

Anonimo ha detto...

giusto per farmi disperare un po'...;-) bella cmq

Anonimo ha detto...

grande!
poi ti racconto di manziana...